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Lo scorso 27/04 si è tenuta, in via telematica, la riunione della Direzione regionale PD lombardo: pubblichiamo di seguito la relazione introduttiva del Segretario regionale Vinicio Peluffo.

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Dopo lunghe settimane in cui abbiamo affrontato una situazione mai vista, è bello poter nuovamente partecipare a una riunione della Direzione regionale, seppure nella forma “virtuale” che gli strumenti tecnici ci consentono ma che speriamo di poter presto superare tornando all’incontro personale. Ringrazio tutti i presenti, il Presidente Bragaglio, i componenti della Segreteria regionale, i Segretari provinciali, i Parlamentari nazionali, quelli europei e i Consiglieri regionali con cui non sono mai venuti meno in queste settimane il lavoro e il confronto.

1. Il lavoro cui il PD lombardo è chiamato

Ci troviamo di fronte a un’emergenza sanitaria i cui numeri purtroppo sono ancora significativi come ben sappiamo. All’inizio della crisi abbiamo proposto alla Regione Lombardia una cabina di regia così come è stata realizzata in altre Regioni – valga tra tutti l’ottimo esempio dato dall’Emilia-Romagna – e che avrebbe potuto diventare un luogo istituzionale in cui portare le nostre proposte e segnalare criticità e malfunzionamenti. Come sappiamo la Regione ci ha risposto con un secco no. Abbiamo fatto sentire con forza le nostre proposte, sempre costruite nel merito, tanto sulla situazione delle RSA e sulla sciagurata Delibera regionale dell’8 marzo, quanto sul fallimento della medicina territoriale, sull’inadeguatezza delle dotazioni di dispositivi protezione individuale, sull’insufficienza dei tamponi e sulla mancata sperimentazione dei test sierologici. Sono tutte questioni che trovate nel documento elaborato da Antonio Girelli, Emilia De Biasi ed Elena Carnevali, che ringrazio vivamente per il loro contributo.

Abbiamo risposto, e continuiamo a farlo, alle polemiche innescate quotidianamente dalla Giunta regionale: è stato ed è indispensabile farlo colpo su colpo, tanto più che anche negli ultimi giorni c’è stato un evidente salto di qualità nell’aggressione comunicativa da parte degli “spindoctor” di cui si è (o è stato…) contornato Attilio Fontana.

Il nostro approccio fin qui è stato quello di rispondere duramente e di rimanere sempre nel merito delle questioni, così da chiedere un’inversione di rotta nell’interesse dei cittadini, che andasse al di là del calcolo politico del momento e aiutasse a chiarire le responsabilità per quanto accaduto.
Sono convinto che proprio questo sia il punto politico su cui inchiodare la Giunta regionale davanti alle responsabilità politico-amministrative che ha, mentre di quelle individuali e penali si occuperanno eventualmente, come è giusto, le inchieste della Magistratura. Il nostro compito è invece quello di guardare al rapporto con un’opinione pubblica lombarda che si sta svegliando da una narrazione durata lunghi anni nella quale il sistema sanitario lombardo è sempre stato acriticamente e apoditticamente descritto come una “eccellenza”. Ebbene, se è fuori di dubbio che i punti di eccellenza del sistema sanitario della nostra Regione sono numerosi, altrettanto vero è che alla prova dell’emergenza sanitaria il sistema nel suo complesso non ha retto, mostrando anzi la necessità – da lungo tempo sostenuta dal Partito Democratico – di un cambiamento profondo.

Di tutto questo si dovrà occupare la Commissione regionale di inchiesta che abbiamo chiesto e ottenuto insieme alle altre opposizioni a Palazzo Pirelli: questo organismo deve diventare un investimento di fondo di tutto il Partito Democratico lombardo, ovvero uno strumento attraverso il quale tenere alta l’attenzione su quanto accaduto durante l’emergenza sanitaria, tanto dal suo inizio a oggi quanto nei mesi a venire. La Commissione deve quindi sia accertare sino in fondo le responsabilità, sia raccogliere gli elementi necessari alla costruzione di una proposta che conduca a una radicale riforma della Sanità lombarda. Ma la nostra iniziativa politica dei prossimi giorni si dovrà concentrare non soltanto sul lavoro della Commissione d’inchiesta: la prossima settimana presenteremo in Consiglio regionale una mozione in cui saranno messi in evidenza tutti i fallimenti della gestione di questa emergenza da parte dell’Assessore Gallera e, con lui, di tutta la Giunta regionale.

La seconda questione che voglio sottoporre alla Direzione è legata alla gestione della cosiddetta Fase 2, che in realtà si va configurando come un lungo periodo in cui sarà necessario convivere con il virus in un lungo “durante”. Il tentativo della Giunta regionale è chiaramente già in atto e mira a spostare sistematicamente ogni attenzione sulla fase della ripartenza allontanandola dal palese fallimento della gestione dell’emergenza sanitaria. Noi non consentiremo il successo di questa operazione volta alla cancellazione della memoria, al far dimenticare le responsabilità di questa Giunta, né consentiremo una gestione della Fase 2 che ripeta gli stessi drammatici errori commessi nella Fase 1: come Partito Democratico sentiamo anzi l’esigenza di svolgere un ruolo protagonista nell’impostazione di questa seconda fase su cui Regione Lombardia ha mostrato una volta di più i propri limiti. Inizieremo questa settimana incontrando le Parti sociali con il Viceministro dell’Economia Antonio Misiani, proseguiremo la settimana prossima con un incontro tra i nostri Amministratori e il Ministro Boccia.

La ripartenza costituisce per noi un fondamentale banco di prova, anzitutto in riferimento all’efficacia dei provvedimenti messi in campo dal Governo a partire dal Decreto liquidità, rispetto all’applicazione del quale è fondamentale vigilare così come intervenire nei prossimi giorni durante la fase di conversione parlamentare.

L’applicazione della Cassa in Deroga è l’altro aspetto su cui lavorare a fronte dei ritardi accumulati da Regione Lombardia. Il “Decreto aprile” deve contenere i provvedimenti attesi dagli Enti Locali, in special modo dai territori maggiormente colpiti dal CoViD-19: è quello che abbiamo chiesto nei due Ordini del Giorno approvati alla Camera e al Senato su iniziativa dei Parlamentari lombardi.

La sfida che abbiamo di fronte è chiaramente quella della ricostruzione del tessuto economico-produttivo e delle prospettive di ripresa e sviluppo per il nostro Paese, come ricordato dal Presidente della Repubblica Mattarella.

È dunque necessario parlare ai lombardi e agli italiani, presentare loro un progetto politico capace di interpretare la nuova fase evitando ogni discussione su improbabili alchimie politicistiche e sapendo, al contrario, sia raccontare le prospettive della ricostruzione sia creare il clima a essa favorevole. A questo progetto di ampio respiro è chiamato a contribuire tutto il Partito Democratico, e in special modo il PD lombardo: ci siamo dati il compito di essere all’altezza di questa sfida iniziando da subito un lavoro di progettazione per il quale abbiamo chiamato a contribuire competenze provenienti dal mondo universitario, dalle Associazioni datoriali, dai Sindacati e dal Terzo Settore. Chiederemo loro, già dalle prossime settimane, idee, proposte e spunti che sottoporremo poi alla discussione in tutti i territori, con il coinvolgimento di ogni livello del nostro partito.

Uscire dall’emergenza sanitaria, gestire la fase di transizione e di convivenza con il virus, ricostruire le fondamenta del tessuto economico, produttivo e sociale della nostra Regione contribuendo alla ripartenza del Paese: ecco il compito immane cui siamo chiamati a dare il nostro contributo assieme alla nostra comunità politica. Il PD deve essere un’infrastruttura capace di organizzare la proposta politica, come del resto ha saputo fare in queste settimane in cui il lavoro straordinario da parte delle Federazioni, dei Circoli e di tutti nostri volontari ha consentito di essere vicini alle persone, ai nostri iscritti e primaristi. Abbiamo tenuto viva la discussione dei nostri organismi dirigenti attraverso l’uso delle nuove tecnologie, e adesso dobbiamo continuare mettendo tutte queste energie e capacità a disposizione dell’iniziativa politica con tutto il carico di innovazione e creatività organizzativa di cui il nostro partito ha già dimostrato di essere capace.

2. Uno sguardo ampio sull’Italia e l’Europa

L’emergenza che stiamo vivendo sta ponendo a dura prova il nostro sistema sanitario, economico e di Welfare. In Europa, l’Italia è la più colpita dal CoViD-19 ed è il Paese che rischia di più a causa di un debito pubblico che ci trasciniamo da troppo tempo. Infatti, se abbiamo imparato che quella che stiamo vivendo è una recessione simmetrica, non possiamo far finta di non sapere che gli effetti rischiano di essere più duri in quelle Nazioni che hanno equilibri economici, ma anche politici, più precari. Per questo la gestione della fase di ripartenza sarà fondamentale.

Ora ci aspetta una transizione lunga, durante la quale dovremo imparare a convivere con un virus che ha ancora molti aspetti ignoti.
La crisi sta mettendo in discussione assetti a diverse scale: internazionale, nazionale e regionale. Anzitutto è bene ricordare che non siamo soli. L’Unione Europea, dopo una colpevole esitazione iniziale, ha fatto passi importanti, impensabili solo pochi mesi fa: sospensione del Patto di Stabilità, il Piano SURE con 100 miliardi per la disoccupazione, il Piano della BEI per garantire liquidità alle PMI, la possibilità per gli Stati di spendere i fondi strutturali residui e anche l’uso del MES senza condizionalità sono certamente segnali forti per i cittadini, per le imprese e per i mercati. Si poteva fare di più? Certamente sì, adesso la battaglia è concentrata sul Recovery Fund ma qui è doveroso sottolineare come proprio il dibattito sul MES renda necessario un balzo in avanti nel processo di integrazione politica dell’Unione Europea.

Questa crisi mette in tensione anche il concetto di democrazia. Il caso cinese, con le sue storture ma anche la sua capacità di controllo (l’Economist ha recentemente titolato “Is China winning?”), ci ha drammaticamente ricordato che i processi decisionali, in democrazia, sono lenti e qualcuno, anche in Europa, ne ha approfittato per assumere quei pieni poteri capaci di garantire filiere di comando corte e risposte, all’apparenza, più immediate; a quale prezzo lo scopriremo nei prossimi mesi.

Mario Draghi, con tutta la sua autorevolezza, ha ben spiegato come questo deve essere il tempo in cui lo Stato protegge i cittadini e le imprese da una pandemia che rischia di avere gli stessi effetti di una guerra. Questo segnale è importante per il nostro Paese e deve essere uno sprone a “fare debito buono”, a recuperare la distanza che ci separa da molti Paesi europei in termini di infrastrutture (manutenendo quelle materiali e costruendo quelle immateriali) a servizio dei cittadini e delle imprese, di tutela e valorizzazione del nostro territorio per il rilancio di un settore chiave come il turismo, di investimenti in ricerca scientifica e innovazione tecnologica, di conversione dei processi produttivi più inquinanti.

Anche qui il nostro contesto di riferimento non può che essere quello europeo: il Green Deal è innanzitutto una nuova strategia per la crescita sostenibile, in grado di trasformare l’Unione in un’economia moderna, efficiente sotto il profilo delle risorse e competitiva. In Italia questo vorrà dire anche mettere al centro delle politiche di sviluppo quella dimensione territoriale e locale che, annebbiati da una globalizzazione dalle lunghe filiere, avevamo dimenticato ma che la crisi ci ha ricordato essere fondamentale per la nostra vita sociale e produttiva.

3. La Lombardia e le sue potenzialità

La Lombardia è tra le Regioni più colpite al mondo dal punto di vista sanitario. Il numero dei morti e il tasso di letalità che il CoViD-19 ha nei nostri territori impongono una severa ricostruzione delle responsabilità politiche e amministrative: sarà il compito della Commissione regionale d’inchiesta che abbiamo richiesto e di cui ho parlato poco sopra. Ciò che appare evidente è quindi, come detto, che il sistema sanitario lombardo, così come è stato plasmato dal centrodestra, non ha retto: la gestione degli ospedali confusa, il fallimento della medicina territoriale, la mancanza di dispositivi di protezione individuale per medici e infermieri, le drammatiche scelte sulle RSA, l’apertura di un nuovo ospedale costato 20 milioni di euro che occupa 20 posti letto sono sotto gli occhi di tutti e la bassa propaganda dell’Assessore Gallera e del Presidente Fontana non ha più alcuna credibilità.

Tuttavia, qui sarà cruciale la fase della ripartenza per un sistema produttivo messo a dura prova da settimane di lockdown. Le imprese lombarde hanno urgente bisogno, dopo gli interventi di natura economica messi in campo dal Governo, di un piano per riaprire in sicurezza, garantendo la salute dei lavoratori e dei cittadini.

Questa crisi ci sta dando molte lezioni. Una di queste è l’aver reso evidenti tutti i limiti dell’internazionale sovranista che, a fronte di un problema di ordine mondiale, pensa che basti rinchiudersi ognuno nei propri confini all’urlo di “prima i miei”. Il vaccino che dovremo trovare in fretta è proprio quello contro questa propaganda, capace di raccogliere la rabbia di chi vedrà le proprie condizioni di vita e di lavoro peggiorare. Le ricette dei tecnici, per quanto utili, non bastano, è compito della politica, e di una sinistra ampia, rinnovata e progressista, proporre risposte alle nuove esigenze di Welfare, alla questione ambientale, alla necessità di far ripartire la nostra produzione, per uscire da questa crisi un po’ migliori rispetto a come ci siamo entrati.

PD Lombardia